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      La Regina non c'è; si prevedeva: si sa che ha orrore di codesto spettacolo; oh! ma il Re non ci poteva mancare, c'è sempre venuto; si dice che ne va matto. È l'ora, si comincia. Mi ricorderò per tutta la vita del freddo che sentii nelle vene in quel punto.
      Squilla la tromba: quattro guardie del Circo, a cavallo, con cappello e pennacchio alla Enrico IV, mantellina nera, giustacore, stivaloni, spada, entrano[177] dalla porta che è sotto il palco del Re, e fanno a lento passo il giro dell'Arena; la gente sgombra, ognuno va al suo posto, l'Arena riman vuota. I quattro cavalieri si vanno a mettere a due a due dinanzi alla porta, ancora chiusa, che fa fronte al palco reale. I diecimila spettatori hanno l'occhio là, si fa un silenzio generale; di là deve uscir la cuadrilla, tutti i toreros, in gran gala, che vengono a presentarsi al Re e al popolo. La banda suona, la porta s'apre, s'ode uno scoppio immenso d'applausi, i toreros si avanzano. Vengon primi i tre espadas, Frascuelo, Lagartijo, Cayetano, i tre famosi, vestiti del costume di Figaro nel Barbiere di Siviglia, di raso, di seta, di velluto ranciato, incarnato, azzurro, coperti di ricami, di frangie, di galloni, di filigrane, di lustrini, di ciondolini d'oro e d'argento, che nascondon quasi tutto il vestito; avvolti in ampie cappe gialle e rosse; con calze bianche, cintura di seta, un gruppo di treccie sulla nuca, un berretto di pelo. Vengon dopo i banderilleros e i capeadores, uno stuolo, anch'essi coperti d'oro e d'argento; poi i picadores a cavallo, a due a due, con una gran lancia nel pugno, un cappello grigio, basso, di grandissima tesa, una giacchettina ricamata, un paio di calzoni di pelle di bufalo gialla, imbottiti e guarniti al di dentro di lamine di ferro; poi i chulos, o servitori, vestiti dei loro panni di gala; e tutti insieme attraversano maestosamente l'Arena, dirigendosi verso il palco del Re. Nulla si può immaginare di più pittoresco di quello spettacolo: vi son tutti i colori d'un giardino, tutti gli[178] splendori d'un corteo reale, tutta la gaiezza d'una frotta di maschere, tutta l'imponenza d'una schiera di guerrieri; a chiuder gli occhi, non si vede che un barbaglio d'oro e d'argento.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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