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      Allora i capeadores accorrono, e mentre il toro sbarazza le corna dalle viscere della sua vittima, gli agitano le capas sugli occhi, lo distraggono, si fanno inseguire, e lasciano in salvo il cavaliere caduto, che i chulos vanno a soccorrere, per rimetterlo in sella se il cavallo regge ancora, o portarlo all'infermeria, se si è sfracellata la testa.
      Il toro, fermo in mezzo all'Arena, colle corna insanguinate, anelante, guardava intorno come per dire:-Ne avete assai?-Uno stuolo di capeadores gli corse incontro, l'attorniò, e cominciarono a provocarlo, a aizzarlo, a farlo correre di qua e di là, scotendogli le cappe sugli occhi, facendogliele passare sulla testa, attirandolo e sfuggendolo con rapidissime giravolte, per tornare a provocarlo e a sfuggirlo daccapo; e il toro a dar dietro or all'uno ora all'altro, a inseguirli fino alla barriera, e là a picchiar cornate contro gli assiti, a scalpitare, a far capriole, a muggire, a riconfiggere le corna, passando, nel ventre dei cavalli morti, a far degli sforzi per saltare nella corsia, a correr l'Arena da tutte le parti. Intanto erano entrati altri picadores per sostituire i due ai quali era stato ucciso il cavallo, e s'eran posti, lontani l'un dall'altro, dalla banda del toril, colla lancia in resta, aspettando che il toro[181] assalisse. I capeadores lo tirarono destramente da quel lato: il toro, visto il primo cavallo, gli si slanciò contro a capo basso. Ma questa volta il suo assalto andò fallito; la lancia del picador gli si confisse nella spalla, e resistette; il toro s'ostinò, ponzò, fece impeto con tutta la sua mole; ma invano; il picador tenne duro, il toro dette indietro, il cavallo fu salvo, e uno scoppio fragoroso d'applausi salutò il salvatore.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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