I toreros, anch'essi, hanno i loro brutti momenti. I picadores, talvolta, invece di cadere sotto il cavallo, cadono tra il cavallo e il toro; allora questo si precipita su di loro per ucciderli; la folla getta un grido; ma un capeador ardito getta la capa sugli occhi alla belva, e rischiando la sua vita salva[192] quella del compagno. Sovente, invece di slanciarsi contro la muleta, il toro accorto, si slancia contro l'espada, lo rasenta, lo investe, lo insegue, lo costringe a buttar via l'arma e a salvarsi, pallido e tremante, di là dalla barriera. Qualche volta l'urta colla testa e lo atterra; l'espada sparisce in un nuvolo di polvere, la folla grida:-È morto!-il toro passa, l'espada è salvo. Qualche volta gli arriva sotto ad un tratto, lo solleva colla testa e lo sbatte da un lato. Non di rado il toro non si lascia pigliar di mira colla spada, il matador non riesce a coglierlo di fronte, e poichè non lo può ferire, giusta gli statuti, che in quel dato punto e in quel dato modo, si stanca inutilmente per lunga pezza, e stancandosi si confonde, e corre cento volte il rischio di farsi uccidere; e intanto la folla urla, fischia, l'insulta; finchè il pover uomo, disperato, si risolve a uccidere o a morire, e vibra il colpo come vien viene; ed o gli riesce ed è levato a cielo, o gli fallisce, ed è vilipeso, schernito, tempestato di scorze d'arancio, fosse anche il più intrepido, il più valente, il più decantato torero della Spagna.
Nella folla, poi, durante lo spettacolo, seguono mille avvenimenti.
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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Spagna
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