Mi scrisse l'indirizzo di casa sua, mi invitò ad andarlo a trovare, mi diede un sigaro,[204] e se n'andò. Tre giorni dopo, alla corsa dei tori, ero in un posto vicino alla barriera; egli mi passò davanti per raccogliere i sigari che gli gettavano gli spettatori; gli lanciai un sigaro di Milano di quei colla paglia; lo prese, lo guardò, sorrise, e cercò chi gliel'aveva gettato; gli feci un cenno, mi vide, ed esclamò:-Ah! el italiano!-Mi pare ancora di vederlo: aveva un vestito color cenerino coperto di ricami d'oro e una mano macchiata di sangue.....
Ma, insomma, un giudizio finale sulle corse dei tori! Sono o no una cosa barbara, indegna d'un popolo civile? Sono o no uno spettacolo che guasta il cuore? Fuori una parola schietta! Una parola schietta? Io non voglio, rispondendo in un modo, tirarmi addosso un diluvio d'invettive, e rispondendo in un altro, darmi della zappa sui piedi, dacchè debbo confessare che sono andato al Circo tutte le domeniche. Ho narrato e descritto, il lettore ne sa quanto me, giudichi lui, e mi conceda di non metterci bocca.
Vidi, a Madrid, la famosa cerimonia funebre che si celebra ogni anno, il 2 di maggio, in onore degli Spagnuoli che morirono combattendo, o furon passati per l'armi dai soldati francesi, sessantacinque anni or sono, in quella tremenda giornata che empì d'orrore l'Europa e fece scoppiare la guerra d'indipendenza.[205]All'alba tuona il cannone, e in tutte le chiese parrocchiali di Madrid, e dinanzi a un altare eretto accanto al Monumento si comincia a celebrar messe, e si seguita fino a sera.
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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