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      Facciate, porte, atrii, ogni cosa è in armonia colla grandezza e col carattere dell'edifizio; ed è inutile ammontar descrizioni su descrizioni. Il palazzo reale è splendidissimo, e convien vederlo, per non mescolar poi disparate impressioni, prima di entrare nel convento e nella chiesa. Questo palazzo occupa l'angolo levante-tramontana dell'edifizio. Alcune sale son piene di quadri, altre tappezzate dal pavimento alla volta di tappeti che rappresentan corse di tori, balli popolari, giuochi, feste, costumi spagnuoli, disegnati dal Goya; altre regalmente mobiliate e parate; il pavimento, le porte, le finestre coperte di meravigliosi lavori d'intarsio e di dorature stupende. Ma fra tutte le sale è notevole quella di Filippo II; una cella meglio che una sala, nuda e squallida, con un'alcova che risponde[221] all'oratorio reale della chiesa, in modo che dal letto, tenendo schiuse le porte, si può vedere il sacerdote che dice la messa. Filippo II dormiva in quella cella, vi fece la sua ultima malattia e vi morì. Si vedono ancora alcune seggiole usate da lui, due panchettini sui quali appoggiava la gamba tormentata dalla gotta, e uno scrittoio. Le pareti son bianche, il soffitto piano e senza ornamenti, il pavimento di mattoni.
      Visto il palazzo reale, si esce dall'edifizio, si attraversa la piazza e si rientra per la porta principale. Un custode vi si attacca ai panni, attraversate un ampio vestibolo, vi trovate nel cortile dei Re. Là vi potete formare una prima idea della immane ossatura dell'edifizio.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





Goya Filippo II