reddo delle sue pietre vi penetra nelle ossa; la tristezza dei suoi laberinti sepolcrali v'invade l'anima; se siete con un amico, gli dite:-Usciamo;-se foste colla vostra amante la stringereste al cuore con un senso di trepidazione; se foste solo, pigliereste la corsa; infine salite una scala, entrate in una stanza, v'affacciate a una finestra, e salutate con uno slancio di gratitudine i monti, il sole, la libertà, il Dio grande e benefico che ama e che perdona.
Che respirone si tira a quella finestra!
Di là si vedono i giardini, che occupano uno spazio ristretto, e son semplicissimi; ma quanto si può dire eleganti e belli, e in perfetta armonia coll'edifizio. Vi si vedon dodici leggiadre fontane, ciascuna circondata da quattro quadrati di mortella che rappresentano scudi reali, disegnati con un gusto sì squisito e arrotondati con una tal finitezza, che a guardarli sulle finestre, paion tessuti di felpa e di velluto, e formano nella bianca arena dei sentierini un graziosissimo spicco. Non alberi, non fiori, non capanni: in tutto il giardino non si vedono che fontane, quadrati di mortella, e due soli colori, il verde e il bianco; ed è tale la bellezza di quella nobile semplicità, che non se ne può staccare lo sguardo, e quando lo si è staccato, il pensiero vi ritorna, e ci si arresta con un diletto dolcissimo temperato di una sorta di mestizia gentile. In una stanza[231] vicina a quella che guarda in sul giardino, mi si fece vedere una serie di reliquie, che considerai in silenzio senza lasciar trapelare al custode il mio intimo sentimento di dubbio: una scheggia della santa croce regalata dal Papa a Isabella II, un pezzo di legno bagnato del sangue, ancora visibile, di san Lorenzo, un calamaio di santa Teresa, ed altri oggetti, fra i quali un altarino portatile di Carlo V, e una corona di spine e un par di tanaglie da tortura, trovate non so più dove.
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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Dio Papa Isabella II Lorenzo Teresa Carlo V
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