Avevo passato tanti bei giorni a Madrid! Ci lasciavo tanti cari amici! Per andare alla stazione della strada ferrata del mezzogiorno, attraversai la strada d'Alcalà, salutai da lontano i giardini di Recoletos, passai davanti al palazzo del Museo di pittura, mi fermai a guardare ancora una volta la statua del Murillo, e arrivai alla stazione col cuore stretto.-Tre mesi?-domandavo a me stesso pochi momenti prima che il treno partisse;-son già passati tre mesi? Non è stato un sogno? Eppure sì, gli è come se avessi sognato! Non rivedrò forse mai più la mia buona padrona di casa, mai più la bambina del signor Saavedra, mai più il viso dolce e sereno del Guerra, mai più gli amici del caffè Fornos, mai più nessuno! Ma che! Non potrò tornare?... Tornare! Oh no! Lo so bene che non potrò tornare! E allora... addio, amici! Addio, Madrid! Addio, o mia piccola stanza di strada dell'Alduana!-Mi pare che in questo momento mi si strappi una fibra nel cuore, e sento il bisogno di nascondere il viso.[250]
VI.
ARANJUEZ.
Come arrivando per la via del settentrione, così partendo da Madrid per la via del mezzogiorno, si percorre una campagna disabitata che rammenta le provincie più povere dell'Aragona e della Vecchia Castiglia. Son vaste pianure giallastre e secche, nelle quali par che il terreno, a picchiarci su, debba risuonare come un uscio, o screpolarsi come la crosta d'una torta abbrustolita; e pochi villaggi meschini, dello stesso colore del suolo, che pare dovrebbero accendersi come un mucchio di foglie inaridite, solo ad avvicinare un fiammifero allo spigolo d'una casa.
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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