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      Come vivono? Che fanno? Parlano, amano, godono, come noi?-E partii per Toledo fantasticando l'amor d'una regina come un giovane avventuriere delle Mille e una notte.[256]
     
      VII.
     
      TOLEDO.
      Quando ci si avvicina a una cittą sconosciuta, bisognerebbe aver accanto qualcheduno che l'avesse gią vista, e ci potesse avvertire del momento opportuno per metter la testa fuori e coglierne l'aspetto con un colpo d'occhio. Ebbi la fortuna di essere avvertito per tempo. Un tale mi disse:-Ecco Toledo!-ed io saltai al finestrino, e feci un'esclamazione di meraviglia.
      Toledo sorge sur un'altura rocciosa e dirupata, ai piedi della quale scorre il Tago descrivendo un'amplissima curva. Dal piano non si vedon che roccie e mura di fortezza, e di lą dalle mura le cime dei campanili e delle torri. Le case son nascoste, la cittą vi par chiusa e inaccessibile, e meglio che d'una cittą vi presenta l'aspetto di una rōcca abbandonata. Dalle mura alla sponda del fiume non c'č una casa, nč un albero; tutto č nudo, secco, irto, ripido; non vi si vede anima viva; direste che per salire bisogna arrampicarsi, e vi sembra che al primo apparir d'un[257] uomo su quei dirupi gli debba cadere addosso dall'alto delle mura una tempesta di freccie. Scendete dal treno, montate in una carrozza, arrivate all'imboccatura di un ponte. Č il famoso ponte d'Alcantara, che accavalcia il Tago, sormontato da una bella porta araba in forma di torre, che gli dą un aspetto ardito e severo. Passato il ponte, vi trovate in un'ampia via che sale a larghi serpeggiamenti fino alla sommitą della montagna.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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