I palazzi hanno porte munite di lastre di metallo incise, di martelli istoriati, di chiodi colle teste cesellate, di scudi, di emblemi; e formano un bel contrasto colle case moderne dipinte a ghirlande, medaglioni, amori, urne, animali fantastici. Ma questi abbellimenti non tolgono nulla all'aspetto severo e tristo di Toledo. Dovunque volgiate lo sguardo, v'è qualche cosa che vi rammenta la città forte degli Arabi; per poco che la vostra immaginazione lavori, riesce a ricomporre, coi tratti rimasti qua e là, tutto il disegno del
quadro cancellato, e allora l'illusione è completa; rivedete la gran Toledo del medio evo; e dimenticate la solitudine e il silenzio delle sue strade. Ma è un'illusione di pochi istanti, dopo la quale ricadete in una trista meditazione, e non vedete più che lo scheletro della città antica, la necropoli di tre imperi, il grande sepolcro della gloria di tre popoli. Toledo vi rammenta i sogni fatti da giovanetti dopo la lettura di leggende romanzesche del medio evo. Voi avrete visto molte volte, nei sogni, delle città oscure, cinte di fossi profondi, di mura altissime, di roccie inaccessibili; e sarete passati su quei ponti levatoi, e sarete entrati in quelle strade torte ed erbose, ed avrete respirato quell'aria umida di prigione e di tomba. Ebbene, avete sognato Toledo.
La prima cosa a vedersi, dopo l'aspetto generale della città, è la Cattedrale, che vien considerata a[262] giusto titolo come una delle più belle del mondo. La storia di questa Cattedrale, stando alla tradizione popolare, rimonta sino ai tempi dell'Apostolo Santiago, primo vescovo di Toledo, che avrebbe designato il luogo dove venne innalzata; ma la costruzione dell'edifizio tal quale oggi si ammira, fu cominciata nel 1227, sotto il regno di San Ferdinando, e terminata dopo duecento e cinquant'anni di lavoro quasi continuo.
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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