E per mia disgrazia mi ebbi a persuadere che i ciceroni spagnuoli sono i più ostinati della razza. Quand'uno di costoro s'è fitto in capo che voi avete da passar la giornata con lui, è finita. Potete scrollar le spalle, non rispondere, lasciar che si sfiati senza neanco voltare il viso, girare per conto vostro come se non l'aveste veduto: è tutt'uno. In un momento d'entusiasmo, dinanzi a un quadro o a una statua, vi sfugge una parola, un gesto, un sorriso: basta, siete legato, siete suo, siete preda di questa implacabile pieuvre umana, che come quella di Victor Hugo, non lascia la vittima che a tagliarle la testa. Mentre stavo contemplando le statue del Coro, vidi colla coda dell'occhio uno di codeste pieuvres, un vecchietto mezzo sfatto, che mi si avvicinava a lenti passi, di sbieco, come un sicario, guardandomi coll'aria di dire:-Ci sei.-Io continuai a guardar le statue; il vecchio mi venne accanto, e si mise anch'egli a guardare; poi ad un tratto mi domandò: "Vuol che l'accompagni?"[265]No,
risposi, "non m'occorre."
Ed egli senza scomporsi: "Sa chi era Elpidio?"
La domanda era così strana, che non potei trattenermi dal domandare alla mia volta: "Chi era?"
Elpidio,
rispose, "fu il secondo vescovo di Toledo."
E con questo?
E con questo.... fu il vescovo Elpidio che ebbe l'idea di consacrare la chiesa alla Vergine, che è la ragione per la quale la Vergine venne a visitare la chiesa.
O come si sa?
Come si sa? si vede.
Volete dire che s'è visto.
Voglio dire che si vede ancora: abbia la bontà di venir con me.
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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