Prima d'ogni cosa, mi volle far conoscere la storia delle opere di fortificazione, e benchè dove egli diceva di veder netto e distinto quello che m'accennava, io non vedessi nulla di nulla, riuscii a capire qualcosa.
Mi diceva che Toledo era stata cinta di mura tre volte, e che si vedevano ancora chiaramente le traccie di tutte e tre le cinte. "Guardi," diceva, "segua la linea che descrive il mio dito: quella è la cinta romana, la più stretta, e se ne vedono ancora i ruderi. Ora guardi più in là. Quell'altra, più ampia, è la cinta gotica. Ora descriva collo sguardo una curva che abbracci le due prime: quella è la cinta araba,[279] la più recente. Ma gli Arabi hanno fabbricato anche una cinta ristretta sulle rovine della cinta romana.... Questa la vedrà facilmente. Ora osservi la direzione delle strade che convergono verso il punto più alto della città, segua la linea dei tetti, di qui, così: vedrà che tutte le strade vanno su a zig-zag; e sono state fatte apposta in questo modo per poter difendere la città anche dopo che fossero perdute le mura; e le case sono state fabbricate così serrate l'una contro l'altra, per poter saltare di tetto in tetto; si vede; e poi gli Arabi l'han lasciato scritto; ed è per questo che mi fan ridere i signori spagnuoli di Madrid che vengon qui e dicono:-Poh! che strade!-Si vede che non sanno un'acca di storia; se ne sapessero un tantino, se leggessero, un po' invece di passar la giornata al Prado e a Recoletos, capirebbero che le strade strette di Toledo hanno il loro perchè, e che Toledo non è una città per gl'ignoranti.
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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