Rassicurato della vita, comprai il mio spauracchio: cinque lire, un bel pugnale da tiranno di tragedia, con manico fregiato, iscrizione sulla lama e fodero di velluto ricamato; e lo misi in tasca, pensando che mi avrebbe fatto comodo in Italia per sciogliere questioni cogli Editori. Il venditore n'avrà avuti una cinquantina in una gran fascia rossa che gli stringeva la vita. Altri viaggiatori ne comprarono; le guardie civili complimentarono uno dei miei vicini per la buona scelta fatta; i ragazzi gridarono:-Uno anche a me!-le mamme risposero:-Ve ne compreremo uno più lungo un'altra volta.-Oh beata la Spagna! io esclamai, e pensai con raccapriccio alle nostre barbare leggi che ci vietano l'innocente trastullo d'un po' di lama affilata.[290]Attraversammo la Mancia, la celebrata Mancia, teatro immortale delle avventure di Don Chisciotte. È tal quale io me l'immaginava: ampie pianure nude, lunghi tratti di terreno sabbioso, qualche mulino a vento, pochi villaggi meschini, viottole solitarie, casuccie abbandonate. Vedendo quei luoghi, provai quel vago senso di malinconia che desta sempre in me la lettura del libro del Cervantes, e ridissi a me stesso quello che, leggendo, mi dico sempre: Costui non può far ridere, o sotto il sorriso fa spuntare la lacrima. Don Chisciotte è una figura mesta e solenne; la sua pazzia è un lamento; la sua vita è la storia dei sogni, delle illusioni, dei disinganni, delle aberrazioni di tutti; la lotta della ragione coll'immaginazione, del vero col falso, dell'ideale col reale; tutti noi abbiamo del Don Chisciotte, tutti noi prendiamo dei mulini a vento per giganti, tutti noi siamo a volta a volta spinti in su da un impeto d'entusiasmo, e ricacciati giù da una risata di scherno; tutti siamo un misto di sublime e di follia; tutti sentiamo con amarezza profonda il contrasto perpetuo tra la grandezza delle nostre aspirazioni e la debolezza delle nostre facoltà. Bei sogni della fanciullezza e dell'adolescenza, propositi generosi di consacrar la vita alla difesa della virtù e della giustizia, care immaginazioni di affrontati pericoli, di lotte venturose, di gesta magnanime e di eccelsi amori, ad una ad una cadute, come foglie di fiori, sull'angusto e uniforme sentiero della vita, come ce le ravvivi nell'anima, e quanti vaghi pensieri e profondi[291] insegnamenti ne derivi, o generoso e sventurato cavaliere dalla triste figura!
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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