La strada svolta, guardo, non vedo nessuno, non sento un passo, non una voce. Dico: sarà una strada abbandonata. Piglio un'altra strada: casette bianche, finestre chiuse, solitudine, silenzio. O dove sono? mi domando. Vado innanzi: la strada, stretta da non potervi passare una carrozza, serpeggia; a destra e a sinistra si vedono altre strade deserte, altre case bianche, altre finestre chiuse; il mio passo risuona[297] come in un corridoio; il bianco dei muri è tanto vivo che persino il riflesso m'offende, e son costretto a camminare a occhi socchiusi; mi par di andare in mezzo alla neve. Giungo a una piazzetta: tutto chiuso e nessuno. Allora mi comincia a entrar nel cuore un senso di vaga malinconia, non mai provata pel passato; un misto di piacere e di tristezza, simile a quello che provano i fanciulli, quando, dopo una lunga corsa, giungono in un bel sito campestre, e se ne rallegrano, ma col tremito d'essersi troppo dilungati da casa. Al di sopra di molti tetti s'alzano le palme degl'interni giardini. Oh fantastiche leggende di Odalische e di Califfi! Oltre, di strada in strada, di piazza in piazza; comincio ad incontrare qualcuno, ma tutti passano e spariscono come fantasmi. Tutte le strade si somigliano, le case non hanno più di due o quattro finestre; e non una macchia, non uno sgorbio, non una screpolatura nei muri, che son lisci e bianchi come un foglio di carta. Tratto tratto sento un bisbiglio dietro una persiana, e vedo quasi nello stesso momento spuntare e sparire una testa bruna con un fiore tra le treccie.
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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Odalische Califfi
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