Ah! señorita!
dissi in fine, cominciando a perdere la pazienza; "che vale che le città sian belle, alla fine dei conti? Chi ci è nato, non ci bada; e il viaggiatore.... nemmeno. Io sono arrivato ieri a Cordova, è una bella città, non c'è dubbio; ebbene: lo vuol credere? ho già dimenticato tutto quello che ho visto, non ho più voglia di veder niente, non so neanco più in che città mi trovi. Palazzi! moschee! mi fan ridere! Quando vi avranno messo un fuoco nell'anima chi vi consumi, andrete a smorzarlo nella moschea! Si faccia un po' più in là, scusi. Quando vi sentirete una smania addosso che vi farebbe stritolar un piatto coi denti, andrete a contemplare i palazzi? Creda! è una triste vita quella del viaggiatore! È una penitenza delle più dure! È un supplizio! È un..." Un prudente colpo di ventaglio mi chiuse la bocca, che andava tropp'oltre e colle parole e coll'atto. Attaccai la costoletta.
Pobrecito!
mormorò l'Andalusa ridendo, dopo[317] aver dato un'occhiata intorno; "Son todos ardientes como Usted los italianos?"
Che so io! Son tutte belle come lei le Andaluse?
La ragazza stese la mano sulla tavola.
Nasconda quella mano,
le dissi.
Porqué?
domandò essa.
Perchè voglio mangiare in pace.
Mangi con una mano sola.
Ah!
Mi parve di stringere la manina d'una bimba di sei anni; il coltello cadde in terra; un denso velo si stese sulla costoletta.
A un tratto mi sentii la mano vuota, apersi gli occhi, vidi la ragazza tutta turbata, mi voltai indietro: giusto cielo! c'era un bel pezzo di giovanotto, con la giacchettina attillata, coi calzoni stretti, col piccolo cappello di velluto, oh terrore! un torero!
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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Cordova Andalusa Usted Andaluse
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