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      Domandai ai miei compagni se fosse vero quello che suol dirsi dell'Andalusia: che cioè colla pubertà precoce sian precoci i vizii, e voluttuosi i costumi, e gli amori sfrenati. Harto verdadero! risposero: troppo vero! e qui spiegazioni, descrizioni e racconti, che tengo nella penna. Ritornammo in città, mi condussero in uno stupendo Casino, con giardini e sale splendide, in una delle quali, la più vasta e la più ricca, ornata dei ritratti di tutti i Cordovesi illustri, sorge una specie di palco scenico, su cui salgono i poeti a leggere le loro poesie le sere solenni destinate a pubblico certame d'ingegno; e i vincitori ricevono una corona d'alloro dalle mani delle più belle e colte fanciulle della città, assise sur un semicerchio di seggiole inghirlandate di rose. La sera ebbi il piacere di conoscere parecchi giovani Cordovesi, ardentemiente afectos, come si dice in spagnuolo leccato,[324] al cultivo de las Musas, franchi, cortesi, vivacissimi, con una farraggine di versi nella testa, e infarinati di letteratura italiana; cosicchè, figuratevi, dall'imbrunire a mezzanotte, per quelle misteriose stradine che m'avevan fatto girar la testa la sera prima, fu un continuo clamoroso scambiarsi di sonetti, d'inni e di ballate delle due lingue, dal Petrarca al Prati, dal Cervantes allo Zorilla; e una allegrissima conversazione chiusa e suggellata da molte cordiali strette di mano, e da calde promesse di scriversi, di mandarsi libri, di venire in Italia, di tornare in Spagna, ec. ec.; non altro che parole, come sempre, ma parole non meno care per questo.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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