La porta č ornata di arabeschi dorati e dipinti, fra i quali si vede una iscrizione gotica che accenna il tempo in cui l'Alcazar fu restaurato per ordine del re Don Pedro. L'Alcazar, infatti, benchč sia un palazzo arabo, č opera pių dei re Cristiani che dei re Arabi. Fondato non si sa precisamente in che anno, fu ricostrutto dal re Abdelasio verso la fine del dodicesimo secolo; conquistato dal re Ferdinando verso la metā del secolo decimo terzo; rifatto una seconda volta, nel secolo seguente, dal re Don Pedro; abitato poi, per pių o meno tempo, da quasi tutti i re di Castiglia; e infine scelto da Carlo V per celebrarvi il suo matrimonio coll'Infanta di Portogallo. L'Alcazar fu testimone degli amori e dei delitti di tre schiatte di Re; ogni sua pietra desta un ricordo e custodisce un segreto.
Si entra, si attraversano due o tre sale, nelle quali non riman pių d'arabo che il soffitto e qualche musaico a pič dei muri, e si riesce in un cortile dove si rimane attoniti dalla meraviglia. Un portico ad archi elegantissimi si stende lungo i quattro lati, sostenuto da colonnine di marmo, unite a due a due; e gli archi e i muri e le finestre e le porte son coperte di sculture, di musaici, di arabeschi intricatissimi e delicatissimi, dove traforati come veli di trina; dove fitti e chiusi come tappeti trapunti; dove[346] sporgenti e penzoli come mazzi e ghirlande di fiori; e fuor che i musaici dai mille colori, ogni cosa č bianco, nitido, luccicante come l'avorio. Ai quattro lati son quattro grandi porte per le quali si entra nelle sale reali.
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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