Dopo avermi fatto vedere il Museo di Pittura, il signor Gonzalo Segovia mi condusse per un andirivieni di stradine, nella strada Francos, che è una delle principali della città, e fermatosi dinanzi a una piccola bottega da mercante di panni, mi disse sorridendo:
Guardi; non le fa pensare a nulla questa bottega?
In verità,
risposi, "a nulla."
Guardi il numero.
È il numero quindici: e con questo?
Oh! cospetto,
esclamò allora il mio amabile cicerone:
Numero quindici,
A mano manca!"
La bottega del Barbiere di Siviglia!
gridai.[357]Appunto,
egli mi rispose; "la bottega del barbiere di Siviglia; ma badi, se ne parlerà in Italia, non giuri, perchè le tradizioni sono spesso traditrici, e io non vorrei addossarmi la responsabilità d'una affermazione storica di tanta importanza."
In quel momento il mercante s'affacciò alla porta della bottega, e indovinando il perchè eravamo là, rise, e ci disse:-No está.-Figaro non c'è, e facendoci un grazioso saluto, si ritrasse.
Allora pregai il signor Gonzalo di farmi vedere un patio, uno di quegl'incantevoli patios, che, a guardarli dalla strada, mi facevan fantasticare tante delizie. "Voglio vederne almeno uno," gli dissi, "penetrare una volta in mezzo a quei misteri, toccar le pareti, assicurarmi che sono una cosa vera, e non una visione."-Il mio desiderio fu subito appagato. Entrammo nel patio d'un amico suo. Il signor Gonzalo disse al servitore lo scopo della visita, e rimanemmo soli. La casa non aveva che un piano. Il patio non era più spazioso d'una sala comune; ma tutto marmo e fiori, e uno schizzo d'acqua nel mezzo, e intorno quadri e statuette, e fra tetto e tetto una tenda che riparava dal sole.
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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