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      Caterina Bohl è una donna che affronterebbe il martirio con la fermezza e la serenità di sant'Ignazio. E la coscienza della sua forza si rivela ad ogni sua pagina: non si ristringe a difendere la religione e a predicarla, assale, minaccia, fulmina i nemici; e non solo i nemici della religione, ma ogni uomo ed ogni cosa che accolga, per dirla con una frase fatta, lo spirito del secolo, poich'ella non perdona a nulla di quanto s'è fatto al mondo dai tempi dell'Inquisizione in poi, ed è più inesorabile del Sillabo. Ed è questo forse il suo più gran difetto di scrittrice, perchè i suoi predicozzi religiosi, e le sue invettive sono soverchio fitte, e quando non rivoltano, ristuccano, e nuocciono, più che non giovino alle sue stesse mire. Ma non c'è ombra di fiele nell'anima sua, e quale è nei libri, tale nella vita: gentile, buona, caritatevole; in Siviglia è venerata come una santa. Nacque nella città, si maritò giovanissima, ed ora è vedova per la terza volta. Il suo ultimo marito, che fu ambasciatore di Spagna a Londra, si uccise, ed ella da quel giorno non ha più deposto il lutto. Ha ora poco meno di settant'anni, fu bellissima, ed il[364] suo aspetto nobile e sereno serba l'impronta della bellezza. Suo padre, ch'era uomo fornito di acuto ingegno e di vasta cultura, le fece apprendere in tenera età varie lingue: conosce profondamente il latino, e parla con facilità mirabile l'italiano, il tedesco, il francese. Oramai, benchè giornali ed editori d'Europa e d'America la stimolino con larghissime offerte a scrivere, non scrive più; ma non vive per questo inoperosa.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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