-Ora Cordova ha perduto anche il primato letterario, e Siviglia li ha tutti e due. Non son più i tempi, certo, in cui un poeta, cantando le bellezze d'una fanciulla, faceva accorrere intorno a lei, da tutte le parti del regno, una folla d'innamorati; e un principe invidiava un altro principe, solo perchè era stato fatto in sua lode un verso più bello di quanti ne fossero mai stati ispirati da lui; e un Califfo premiava l'autore d'un bell'inno con un regalo di cento cammelli, d'uno stuolo di schiavi e d'un vaso d'oro; e una ingegnosa strofa improvvisata a tempo scioglieva dalle catene uno schiavo o salvava la vita a un condannato a morte; e i musici passeggiavan per le strade di Siviglia con un corteggio da monarchi, e il favore dei poeti era cercato come quello dei re, e la lira era temuta come la spada. Ma il popolo sivigliano è pur sempre il popolo più poeta della Spagna. Il frizzo, la parola amorosa, l'espressione della gioia e dell'entusiasmo sgorgano dalle sue labbra con una spontaneità e una grazia che seduce.[366] Il popolano di Siviglia improvvisa versi, parla che par che canti, gestisce che par che declami, ride e folleggia come i fanciulli. A Siviglia non s'invecchia. È una città in cui si sfuma la vita in un sorriso continuo, senz'altro pensiero che di godersi il bel cielo, le belle casine, i giardinetti voluttuosi. È la città più quieta di Spagna; è la sola, che dalla rivoluzione in poi, non sia stata agitata da alcuni di quei tristi commovimenti politici che sconvolsero le altre; la politica non passa la prima pelle; si bada a fare all'amore; tutte le altre cose si pigliano in ridere; todo lo toman de broma, dicono dei sivigliani gli altri spagnuoli; e in vero, con quell'aria profumata, con quelle stradine da città orientale, con quelle donnine piene di fuoco, confondersi!
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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