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      Lingua mortal non diceQuel ch'io sentiva in seno..."
      Allo spuntar dell'alba il bastimento stava per entrare nell'Oceano; il fiume era immenso; la riva destra appariva appena, in lontananza, come una lingua di terra di là dalla quale luccicavan le acque del mare. Alcuni istanti dopo il sole s'affacciò all'orizzonte, e il bastimento uscì dal fiume. Allora ci si spiegò dinanzi agli occhi un tale spettacolo, che se si potessero confondere in una sola arte rappresentativa la poesia, la pittura e la musica, io per me credo che Dante colle sue più grandi immagini, il Tiziano coi suoi più fulgidi colori e il Rossini colle sue più potenti armonie, non sarebbero riusciti, tutti e tre insieme, a significarne la magnificenza e l'incanto. Il cielo era una meraviglia di color zaffiro senza la macchia d'una nube,[378] e il mare così bello che pareva un immenso tappeto di raso serico; e luccicava al sommo delle lievi increspature che vi faceva l'aura leggerissima, come se fosse tutto coperto di gemme azzurre, e formava specchi e striscie luminose, e in lontananza mandava lampeggiamenti di luce d'argento, e mostrava qua e là alte e bianchissime vele, simili ad ali sornotanti di giganteschi angeli caduti. Non ho mai visto tanta vivezza di colori, tanta pompa di luce, tanta freschezza, tanta trasparenza, tanta limpidità d'acque e di cielo. Pareva una di quelle aurore della creazione che la fantasia dei poeti ci dipinse così pure e così sfolgoranti da non esser più le nostre, al paragone, che un pallido riflesso; ed era più che lo svegliarsi della natura e il ridestarsi della vita; era come una festa, un trionfo, un ringiovanimento del creato, che sentisse espandersi nell'infinito un secondo soffio di Dio.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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