Ma le mie disgrazie non eran finite. Uno di quei sonni irresistibili, che mi saltavano addosso a tradimento nelle lunghe marcie notturne in mezzo ai soldati, mi prese tutt'a un tratto, e mi torturò fino alla stazione della strada ferrata, senza ch'io potessi dormire un momento. Credo che una palla da[401] cannone appesa per uno spago in mezzo al cielo della diligenza, avrebbe dato meno noia ai miei disgraziati compagni di viaggio, di quello che ne diede la mia povera testa dondolando, come fece, da tutte le parti, che pareva non fosse più attaccata al collo che per un nervo. Avevo da una parte una monaca, dall'altra un ragazzo, davanti una contadina, e per tutto il tragitto non feci che picchiar capate su quelle tre vittime, col monotono va e vieni del battaglio d'una campana. La monaca, poveretta, si lasciava picchiare e taceva, forse in espiazione dei suoi peccati di pensiero; ma il ragazzo e la contadina brontolavano di tratto in tratto:-Es una barbaridad!-Así no se puede estar!-Tiene una cabeza de plomo! (una testa di piombo).-Finalmente uno scherzo d'uno dei viaggiatori ci liberò tutti e quattro da quel supplizio. La contadina essendosi lamentata un po' più forte del solito, una voce in fondo alla diligenza esclamò:-Si consoli! Se non le ha rotto la testa finora, può star sicura che non gliela rompe più, perchè vuol dire che l'ha a prova di martello.-Tutti risero, io mi svegliai chiedendo scusa, e le tre vittime furon così contente di vedersi libere da quello spietato picchiare, che invece di vendicarsi con qualche parola acerba, mi dissero:-Pobrecito!
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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