La parte della città che vidi in quelle poche ore non rispose alla mia aspettativa. Credevo di trovar le stradine misteriose e le casine bianche come a Cordova e a Siviglia; trovai invece delle piazze spaziose, alcune belle strade diritte, e le altre tortuose ed anguste sì, ma fiancheggiate da case alte, dipinte in gran parte di falsi bassorilievi, con amorini e ghirlande e svolazzi di tende e di veli di mille colori; senza quell'aspetto orientale delle altre città andaluse. La parte più bassa di Granata è quasi tutta fabbricata colla regolarità d'una città moderna. Passando per quelle strade, mi pigliò il dispetto, e avrei certo portato al signor Gongora una faccia rannuvolata, se per caso, in quell'andar così alla ventura, non fossi riuscito nella famosa Alameda, che gode la fama di essere il più bel passeggio del mondo, e che mi compensò a mille doppi della odiosa regolarità delle strade che vi conducono.
S'immagini chi legge un lungo viale di sì straordinaria larghezza, che vi potrebbero passare cinquanta carrozze di fronte, fiancheggiato da altri viali minori, lungo i quali corrono file di alberi smisurati, che formano a una grande altezza una immensa vòlta di verzura fitta tanto da non lasciar penetrar un raggio di sole; e alle due estremità del viale di mezzo[405] due fontane monumentali che gettan l'acqua a larghi sprazzi ricadenti in finissima pioggia vaporosa, e tra viali e viali, ruscelli cristallini, e in mezzo, un giardino tutto rose e mirti e gelsomini e schizzi d'acqua; e da un lato il fiume Genil che scorre in mezzo a due sponde coperte di boschi d'allori, e lontano i monti coperti di neve, sui quali le palme lontane disegnano le loro fantastiche chiome; e per tutto un verde vivo, chiuso, stracarico, che lascia vedere qua e là qualche striscia di cielo d'un color zaffiro che innamora.
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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Cordova Siviglia Granata Gongora Alameda Genil
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