Tornando dall'Alameda, incontrai un gran numero di contadini che uscivan dalla cittā a due a due, a drappelli, colle loro donne e i loro ragazzi, canterellando e celiando. Il loro vestire non mi parve diverso da quello dei contadini della campagna di Cordova e di Siviglia. Avevano il cappello di velluto, alcuni colla tesa larghissima, altri colla tesa alta e ricurva; una giacchettina fatta di liste di panno di vario colore, una fascia rossa o azzurra, calzoni stretti, abbottonati lungo la coscia, e un par di ghette di cuoio aperto da un lato in modo da lasciar vedere le gambe. Le donne son vestite come nelle altre provincie, e non v'č differenza notevole neanche nei visi.
Andai a casa del mio amico, e lo trovai sepolto nei suoi studi archeologici, davanti a un mucchio di vecchie medaglie e di pietre istoriate. Mi ricevette con una allegrezza e una cortesia carissimamente andalusa, e scambiati che ci fummo i primi[406] saluti, pronunziammo tutti e due a una voce quella magica parola che in ogni parte del mondo desta in ogni anima un tumulto di grandi ricordi e un sentimento di desiderio segreto; che dā l'ultima spinta verso la Spagna a chi ha concepito il disegno del viaggio e non ancora preso la risoluzione della partenza; che fa battere il cuore dei poeti e dei pittori, e scintillar gli occhi delle donne: l'Alhambra!
Ci precipitammo fuor di casa.
L'Alhambra č posta sur un'alta collina che domina la cittā, ed offre da lontano l'aspetto d'una fortezza, come quasi tutti i palazzi orientali.
| |
Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
|
|
Alameda Cordova Siviglia Spagna Alhambra Alhambra
|