Un'iscrizione araba attesta che l'edifizio fu costrutto quattro secoli or sono dal sultano Abul Hagag Jusuf, ed un'altra che si legge tuttora sulle colonne dice: "Non c'è altro Dio che Allah, e Maometto è il suo profeta! Non v'è potere nè forza fuori di Allah!"
Passammo sotto la porta e continuammo a salire per una strada incassata, fin che ci trovammo sulla sommità della collina in mezzo a una spianata ricinta d'un parapetto e sparsa di piante e di fiori. Io mi voltai subito verso la valle per godere il colpo d'occhio; ma il Gongora mi afferrò pel braccio e mi fece guardare dalla parte opposta. Ero dinanzi a un grande[409] palazzo dello stile del Rinascimento, mezzo in rovina, e fiancheggiato da alcune piccole case di meschina apparenza.
Che gioco è questo?
domandai "Mi conduce qui per vedere una reggia araba, e mi trovo la via chiusa da un palazzo moderno? Chi ha avuto la scellerata idea di rizzar quell'edifizio in mezzo al giardino dei Califfi?"
Carlo V.
Era un vandalo. Non gli ho perdonato ancora la chiesa gotica che piantò in mezzo alla Moschea di Cordova; ed ora questa baracca finisce di mettermelo in tasca tutto intero colla sua corona e la sua gloria. Ma in nome del cielo, dov'è l'Alhambra?
È là.
Dove là?
In quelle casuccie.
Eh via!
Glie ne dò la mia parola d'onore.
Incrociai le braccia e lo guardai; egli rise.
Ma dunque,
esclamai; "questo gran nome dell'Alhambra non è che una delle solite iperbolaccie ciarlatanesche dei poeti! Io, l'Europa, il mondo, siamo indegnamente corbellati!
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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