Potete fare uno sforzo per non guardare intorno, fissar tutta la vostra attenzione sur un palmo solo di parete, metterci il viso sopra, e seguire il filo col dito: è inutile; dopo un minuto i ricami si scompigliano, si stende un velo tra voi e il muro, e il vostro braccio ricade. La parete pare tessuta come il panno, è crespa come il broccato, forata come la trina, reticolata come una foglia; non si può guardar da vicino; non se ne può fissar nella mente il disegno: sarebbe come voler contare le formiche in un formicaio; bisogna contentarsi di scorrer le pareti con uno sguardo vago; poi riposare, e riguardare daccapo, e riposando, pensare ad altro, e discorrere. Dopo aver guardato un po' intorno coll'aria d'un[414] uomo preso più dal capogiro che dall'ammirazione, mi voltai verso il Gongora perchè mi leggesse nel viso quello che avrei voluto dirgli.
Entriamo nell'altra catapecchia,
mi rispose sorridendo, e mi spinse nella grande sala degli Ambasciatori, che occupa tutto l'interno della torre, poichè veramente la sala della barca appartiene a un piccolo edifizio che, sebbene congiunto alla torre, non ne fa parte. La sala è di forma quadrata, spaziosa ed illuminata da nove grandi finestre ad arco in forma di porte, che presentan quasi l'aspetto di altrettante alcove, cosiffatto è lo spessore dei muri; e ciascuna è divisa per mezzo, verso il di fuori, da una colonnina di marmo che sorregge due archetti eleganti, sormontati alla loro volta da due piccole finestre arcate. Le pareti sono coperte di musaici e d'arabeschi indescrivibilmente delicati e multiformi; e d'innumerevoli iscrizioni che si stendono a guisa di larghi nastri ricamati sopra gli archi delle finestre, su per gli spigoli, lungo i fregi, e intorno alle nicchie, nelle quali ponevansi i vasi ripieni di fiori e d'acque odorose.
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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Gongora Ambasciatori
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