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      Č un cortile non pių spazioso d'una gran sala da ballo, della forma d'un rettangolo, coi muri alti come una casetta andalusa d'un sol piano. Tutt'intorno ricorre un leggero portico, sostenuto da sveltissime colonne di marmo bianco aggruppate in un disordine simmetrico a due a due, a tre a tre, prive quasi di piedestallo, cosė che paion fusti d'alberi posati in terra; munite di capitelli svariati, alti, sottili,[419] a guisa di pilastrini, su cui si incurvano dei piccoli archi di graziosissima forma, i quali meglio che appoggiati, sembran sospesi sulle colonne, a modo di cortine, che sorreggano le colonne stesse come nastri e ghirlande spenzolanti. Dal mezzo dei due lati pių corti, si avanzano due gruppi di colonne che formano due specie di tempietti quadrati, di nove archi ciascuno, sormontati da una cupoletta multicolore. I muri di questi tempietti e quello esterno del portico sono una vera trina di stucco, ricamati, orlati, ritagliati, traforati da una parte all'altra, e trasparenti come un lavoro a maglia e cangianti di disegno a ogni passo; qui rabescati a fiori, lā a stelle, pių oltre a scudi, a scacchiere, a figure poligonali ripiene di minutissimi ornati; dove terminati in dentelli, in crespe, in festoni, dove in nastri ondeggianti intorno agli archi, in specie di stallattiti, di frangie, di ciondoli, di fiocchi, che par che debban oscillare e scompigliarsi al pių leggero movimento dell'aria. Larghe iscrizioni arabe ricorrono lungo i quattro muri, sopra gli archi, intorno ai capitelli, sulle pareti dei tempietti.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422