Ogni cosa, lassù, spira amore e letizia. Vi si respira un'aria pura come sulla cima d'una montagna, vi si sente una fragranza confusa di mirti e di rose, e non vi arriva altro rumore che il mormorio del Dauro che si rompe tra i macigni del suo letto dirupato, e il canto di migliaia di uccelli nascosti nella folta verzura della valle; è un vero nido da innamorati, un'alcova pensile per andarvi a sognare, una loggia aerea per salirvi a ringraziar Dio d'esser felici.
Ah! Gongora,
esclamai dopo aver contemplato per qualche momento quello spettacolo incantevole; "io darei dieci anni di vita per poter far comparir qui, con un colpo di bacchetta magica, tutte le persone care che mi aspettano in Italia!"
Il Gongora mi accennava un largo spazio del muro tutto nero di date e di nomi scritti colla matita, col carbone, e incisi colla punta dei temperini dai visitatori dell'Alhambra.
Che cos'è scritto qui?
mi domandò.
M'avvicinai e gittai un grido:-Chateaubriand!
E qui?
Byron!
E qui?
Victor Hugo!
[431]Scendendo dal mirador de la reina io credevo d'aver visto l'Alhambra, e commisi l'imprudenza di dirlo al mio amico. Se avesse avuto in mano un bastone, son certo che me l'avrebbe dato fra capo e collo; ma non avendolo, si contentò di guardarmi coll'aria d'uno che domandasse se mi aveva dato volta il cervello.
Ritornammo nel cortile dei mirti, e visitammo le sale poste dall'altro lato della torre di Comares, la maggior parte mezzo rovinate, altre trasformate, alcune affatto nude, senza pavimento, senza tetto; ma tutte meritevoli d'esser vedute, e per i ricordi che destano, e per bene comprendere la struttura dell'edifizio.
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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