Ed io credevo d'aver visto l'Alhambra!
Per quel giorno non ne volli saper altro, e Dio sa come avevo la testa quando tornai all'albergo. Il giorno dopo, allo spuntar del sole, ci ritornai; ci ritornai la sera; e continuai a andarci ogni giorno per tutto il tempo che rimasi a Granata, col Gongora, con altri amici, coi ciceroni, solo; e l'Alhambra mi parve sempre pił vasta e sempre pił bella, e ripercorsi quei cortili e quelle sale, e vi passai ore ed ore, seduto tra le colonne o appoggiato alle finestrine, con un piacere di pił in pił vivo, scoprendo ogni volta bellezze nuove, e abbandonandomi sempre a quelle vaghe e deliziose fantasie, fra le quali[433] aveva errato la mente il primo giorno. Non saprei pił dire per dove gli amici mi facevan passare per entrar nell'Alhambra; ma mi ricordo che ogni giorno, nell'andare, vedevo mura e torri e strade deserte che non avevo viste mai, e mi pareva che l'Alhambra avesse mutato di sito, o si fosse trasformata, o le fosser sorti intorno, come per incanto, nuovi edifizii che ne alterassero l'aspetto primitivo. Chi potrebbe descrivere la bellezza di quei luoghi quando tramontava il sole! quel bosco fantastico quando vi batteva il lume della luna! la pianura immensa e le montagne coperte di neve, nelle notti serene! i grandiosi contorni di quelle mura enormi, di quelle superbe torri, di quegli alberi smisurati, sul cielo tempestato di stelle! lo stormire prolungato di quei mucchi immani di verzura che riempiono le valli e coprono i fianchi delle colline, quando soffiava la brezza!
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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