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      E mentre contemplate questo spettacolo, vi accarezza l'orecchio il mormorio di cento zampilli e il suono fievole delle campane della cittą, che vien su a ondate, or sģ or no, insieme a un odor misterioso di paradiso terrestre, che dą dei fremiti di voluttą da far impallidire.
      Di lą dal Generalife, sulla sommitą d'un monte pił alto, ora nudo e squallido, sorgevano ai tempi degli Arabi altri palazzi reali e si stendevano altri giardini, congiunti fra loro da grandi viali fiancheggiati da mirti. Ora tutte quelle meraviglie d'architettura, coronate di boschi, di fontane e di fiori, quelle fatate[441] reggie aeree, quei nidi splendidi e odorosi d'amore e di delizia, sono scomparsi, e appena qualche mucchio di macerie o qualche breve tratto di muroNe fa fede e ricordo al passeggiero.
      Ma quelle rovine che desterebbero altrove un sentimento di malinconia, non lo destano dinanzi allo spettacolo di quella bellissima natura, al cui incanto non pare che abbian mai potuto aggiungere nulla le pił meravigliose opere dell'uomo.
     
      Rientrando in cittą, mi fermai a una estremitą della Carrera del Darro, dinanzi a una casa riccamente adornata di bassorilievi che rappresentano scudi araldici, armature, cherubini e leoni, con un piccolo terrazzino sull'angolo, sopra 'l quale, parte sur un muro, parte sull'altro, lessi la seguente misteriosa iscrizione, in grandi caratteri di stampa:
      ESPERANDO LA DEL CIELO,
      che significa, tradotto letteralmente:-Aspettando quella del cielo.-Curioso di sapere il senso riposto di quelle parole, le notai per interrogarne il dotto padre del mio amico, il quale me ne diede due spiegazioni, l'una pressochč sicura, ma poco romantica; l'altra romantica, ma molto dubbiosa.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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