E quale anima potrebbe rimaner chiusa e fredda all'udir le parole che s'alzano da quei milioni di cuori? - Sia affrancato e onorato il lavoro e diventi una legge per tutti - Siano confederati gli uomini nella lotta contro la natura e abbia tregua la lotta feroce per l'esistenza fra uomo e uomo - Cadano le barriere che dividono ogni nazione in due popoli, e si diffondano egualmente nelle moltitudini, come la luce nell'aria, i benefizi della civiltà, che sono frutto dell'opera comune - Cessi lo spargimento del sangue, cessino gli odi fra le nazioni, perchè l'ultima meta di tutte è una sola, e occorrono a raggiungerla gli sforzi concordi della razza umana. - Belle e sante utopie! - ci rispondono, - e la prova che sono utopie è che sono antiche quanto la vita sociale e non sono ancora diventate realtà. - Ah! v'ingannate. Erano aspirazioni solitarie degli umili, erano aspirazioni sparse e divise, che assumevano nelle menti incolte forme indeterminate o mostruose, e prendevano forza in una gente quando cadevano oppresse in un'altra; ma ora sono il proposito fermo di moltitudini d'ogni paese, ordinate e alleate, che operano concordemente e ad un tempo: la scienza le formola e le sostiene, le forze che le comprimevano si sfasciano, la coscienza universale le accetta; erano chiarori di lampo che solcavano la notte, e ora sono l'alba che rischiara l'orizzonte; erano soffi di vita che scotevano a quando a quando un'atmosfera morta e ora sono la primavera che risveglia il mondo.
A queste aspirazioni consente, in fondo, chiunque abbia senso d'umanità e di giustizia.
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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano 1911
pagine 248 |
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