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      Nasce il dissenso quando s'entra a discuterle fino a che punto e in qual forma esse possano tradursi in realtà. Studiando i fenomeni sociali e economici, noi osserviamo l'accentrarsi progressivo delle industrie e delle ricchezze, e il conseguente estendersi del proletariato, il trasformarsi continuo dei mezzi privati di lavoro in mezzi che non possono più essere impiegati che socialmente, l'incremento del principio di cooperazione e dello spirito di solidarietà e d'eguaglianza, e da questi e da altri cento fatti che a questi si collegano deduciamo certe leggi, per forza delle quali crediamo che si verrà necessariamente ad un ordinamento nuovo, in cui, diventati proprietà collettiva della nazione tutti i grandi mezzi di produzione, i membri tutti della società produrranno direttamente per la società medesima; la quale, accentrando i prodotti, li ripartirà equamente fra i lavoratori, in ragione della qualità e della quantità del loro lavoro. I dissenzienti ci dicono di no, affermano che un tale ordinamento non s'attuerà mai, che è impossibile ad attuarsi perchè vi si oppongono altre leggi, che essi ritengono, sopra tutte le trasformazioni sociali, immutabili. Ebbene, noi non stimiamo questa una ragiona sufficiente perchè debba avversare il grande moto della nostra idea chi concorda con noi nella critica della società presente e nel sentimento della necessità d'una riforma fondamentale. Ci pare un errore il combattere il socialismo nel suo disegno compiuto di ricostruzione sociale, invece di considerarlo - come riconosce che si dovrebbe anche un nostro illustre avversario - "nella sua intima ispirazione e nell'obbiettivo generale a cui tende, nel che esso risponde innegabilmente all'evoluzione umana"; nel che, aggiungiamo noi, è riposta la sua vera forza.


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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano
1911 pagine 248