Ma sarebbe troppo tardi, temiamo. Per ciò, se anche la nostra ragione ripudiasse la dottrina socialista, noi, con piena e ferma coscienza d'operare il bene, ci raccoglieremo egualmente sotto la nuova bandiera; lo faremmo non foss'altro che per ottenere il primo e necessario risultato della prevalenza delle classi lavoratrici nella rappresentanza legale della nazione. E questo è un punto su cui tutti quei nostri avversari, che desiderano sinceramente un salutare rinnovamento sociale, non possono dissentire da noi, perchè non possono non esser persuasi che fin che gli interessi della classe proletaria non saranno direttamente rappresentati da cittadini appartenenti o legati al proletariato, questi interessi non avranno mai una rappresentanza sincera e feconda; perchè è illogico il pretendere o sperare che una maggioranza di rappresentanti della classe superiore possa consentire a riforme gravemente lesive degli interessi della sua classe; perchè nessuna classe sociale votò mai volontariamente, per puro spirito d'altruismo, la propria decadenza; perchè ogni vantaggio, ogni conquista importante nel campo economico non potrà mai essere che l'opera della classe che n'ha bisogno e che v'ha diritto; perchè siamo in un momento della civiltà umana - ed è un dotto statista conservatore che lo disse, - in cui nessuna classe è difesa dall'altra e bisogna che ciascuna si difenda da sè. - Ora noi vediamo che il socialismo soltanto - lo vediamo in Francia, in Germania e nel Belgio, - è riuscito, dopo tanti anni di regime rappresentativo, a mandare nei Parlamenti una schiera di rappresentanti diretti del proletariato, sufficiente per numero e per unità d'intenti a far sentire l'azione propria sull'andamento della cosa pubblica.
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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano 1911
pagine 248 |
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