Ma, tediato della vita mercantile, s'assolda nella flottiglia del Bey di Tunisi, e scontento anche del nuovo stato, butta via la divisa, ritorna a Marsiglia desolata dal colèra, si fa infermiere negli ospedali, compie l'opera pietosa fin che dura la morìa, e non vedendo luce d'aurora in Italia, s'imbarca sopra un bastimento di commercio e parte per l'America.
E qui incomincia il suo periodo eroico. Arrivato al Brasile, per campare, si dà al commercio di cabotaggio; poi, con una barca e sedici uomini, move guerra di corsaro contro l'impero, per la provincia di Rio Grande ribelle. Conquistata una goletta, è assalito sul Plata da due lancioni dell'Uruguay, mandati a arrestarlo; li respinge restando gravemente ferito; è raccolto quasi morente da una nave brasiliana e portato prigioniero a Gualeguay; guarisce, fugge, è inseguito, ripreso, frustato, torturato; ma riesce a tornare a Rio Grande, dove gli è dato il comando d'una flottiglia. Combatte, vince, naufraga, riprende il mare e la lotta; ricaccia il nemico dal porto d'Imbituba, protegge la ritirata dei Riograndesi, resistendo con tre navi a venticinque, poi con settanta uomini a cinquecento; si batte a Santa Vittoria, si batte alla stazione di Taquary, si batte all'assedio di San Josè, e smarriti e ritrovati la sposa Annita e Menotti bambino, già pianti perduti, a traverso a foreste sterminate, sotto pioggie dirotte, soffrendo il freddo e la fame, cacciando al laccio e domando puledri, spingendo davanti a sè un armento di buoi, che gli muoion per via, riesce finalmente a Montevideo, dove, per guadagnarsi il pane, si mette a insegnar matematiche.
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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano 1911
pagine 248 |
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