Quanti secoli trascorreranno prima che si chiuda in un'altra vita umana una così maravigliosa istoria di lotte, d'affanni, d'ardimenti, di miracoli di prodezza, di genio e di forza, rivolti tutti a un così santo fine e coronati da una così luminosa fortuna? Oh, glorifichiamolo pure. Nessuna lode è soverchia sulla sua tomba. Dante gli avrebbe dedicato un canto, Michelangelo una statua, Galileo una stella.
E ora che altro si può dire, se non quello che tutti sanno: che il merito supremo di Garibaldi fu di aver reso popolare il movimento italiano? E diciamolo pure, poichè è una di quelle verità che il consenso comune appunto rende sempre grato il ripetere. Togliamo col pensiero Garibaldi dalla storia della nostra rivoluzione. Non si può giudicare storicamente impossibile che la liberazione e l'unificazione d'Italia si compissero senza il concorso dell'opera sua. Noi possiamo supporre l'esercito dei Borboni vinto e disperso in tre grandi battaglie successive dall'esercito di Vittorio Emanuele, sceso dalle Marche, o l'insurrezione di Sicilia vincitrice, qualche anno più tardi, con l'aiuto di quella stessa brigata Reggio che Garibaldi aveva chiesto al re, comandata da un generale dell'esercito, e sbarcata a Marsala dalla regia flotta. Ma che immenso vuoto non ci ritroveremmo dinanzi! Possiamo raffigurarci Napoli senza il Vesuvio e Venezia senza San Marco? Il popolo italiano sarebbe ugualmente redento e uno; ma quasi ci pare che sarebbe un altro popolo; poichè nè Vittorio Emanuele, nè il Cavour, nè il Mazzini avrebbero potuto destargli nell'animo la fiamma per cui la nostra rivoluzione divampò davanti al mondo come un incendio.
| |
Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano 1911
pagine 248 |
|
|
Michelangelo Galileo Garibaldi Garibaldi Italia Borboni Vittorio Emanuele Marche Sicilia Reggio Garibaldi Marsala Napoli Vesuvio Venezia San Marco Vittorio Emanuele Cavour Mazzini
|