Pagina (101/248)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      La mia commozione di quel momento ve la potrei esprimere; ma ciō che in alcun modo non saprei rendere č l'alterezza, l'ardore, l'irruente eloquenza con cui tutti quegli uomini carichi d'anni, provati da mille vicende, occupati alcuni di gravi cure, e parecchi poveri e costretti a un duro lavoro per vivere, si misero, quasi improvvisamente ringiovaniti, a parlare del loro antico capitano, prima l'un dopo l'altro, poi dieci insieme, poi tutti in coro, raccontando, descrivendo, imitando. - Tale era il suo viso, in questo modo egli camminava e gestiva, cosė portava il mantello di "gaucho", cosė si gettava a nuoto, cosė mulinava la carabina. - Io son quello che gli resse la staffa quando saltō a cavallo per slanciarsi a Las Cruces a salvare il colonnello Nera, ferito a morte. - Io ero presente quando prese prigioniero quel carnefice del Millan che lo aveva messo alla tortura, e disse: - non voglio vederlo: liberatelo! - Io gli stavo accanto a Sant'Antonio quando quel cavaliere indemoniato del Gomez si slanciō solo sopra di noi per dare il fuoco alle nostre tettoie, e Garibaldi ci gridō: - Risparmiate la vita a quel bravo! - E si vedeva che quei ricordi erano il loro orgoglio e la loro gioia, che non li avrebbero dati, come diceva Garibaldi, "per un globo d'oro", che se ne pascevano da quarant'anni come d'una passione che raddoppiasse loro la vita. E io li guardavo, li ascoltavo, maravigliato, e mi veniva alla mente il proverbio turco: - chi ha bevuto una volta alla fontana di Tofanč č innamorato della regina del Bosforo per tutta la vita.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano
1911 pagine 248

   





Las Cruces Nera Millan Sant'Antonio Gomez Garibaldi Garibaldi Tofanč Bosforo