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      E dopo d'allora noi numerammo trepidando i suoi giorni; ripigliando speranza, non di meno, e rallegrandoci ogni volta che la gagliarda vitalità del suo spirito usciva ancora in qualche manifestazione improvvisa; come avvenne per l'oltraggio fatto a noi dalla Francia col trattato del Bardo, quando dal suo orgoglio lacerato d'italiano proruppero quelle parole terribili che scossero per un momento l'Italia, come un fulmine scoppiato fuor da una tomba. Ma l'opera della natura proseguiva, senza tregua, spietata e rapida: dopo ognuno di quegl'impeti, egli ripiegava il suo bel capo stanco sopra il guanciale come il pensiero nel passato. Perchè accompagnarlo con la parola fino all'ultimo istante? Quella camera nuda dove pende a una parete il ritratto di sua madre, quella finestra per cui appare il cielo sereno e la marina immobile, le due capinere che, come sempre, si vengono a posare sul davanzale, e che egli, con voce spenta, raccomanda ai suoi, perchè continuino a nutrirle quando sarà morto, l'ultimo sforzo del capo con cui si volta a domandare del suo piccolo Manlio lontano, l'ultimo atto convulso col quale si asciuga la fronte, l'ultimo sguardo lento e sorridente che volge ai suoi figli e al suo mare.... questo quadro è vivo nella memoria del mondo. Anche nella sua morte, come dice il Thiers della morte di Napoleone a Sant'Elena, "tutto fu grande, solenne e semplice".
     
      Ed ora quale ultimo omaggio più degno possiamo rendere alla sua memoria che di rappresentarci al pensiero quella che dev'essere la prediletta delle sue visioni nel mondo sovrumano dov'egli sperava di rivedere sua madre?


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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano
1911 pagine 248

   





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