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      Rimani dunque eternamente, sulla tua roccia solitaria, bello, biondo, superbo come negli anni fiorenti della tua giovinezza, col tuo viso splendido e dolce di redentore, sorridente dai profondi occhi celesti, con le braccia erculee incrociate sul petto vermiglio e i capelli d'oro e il mantello grigio dati al vento, e passi reverente ai tuoi piedi, rispecchiando la tua grande immagine, l'onda infinita della posterità.
     
     
     
      VI.
      Per Gustavo Modena.
      (Inaugurandosi un suo busto in Torino.)
     
      Ecco quale fu, nella maturità degli anni e del genio, effigiato mirabilmente, l'artista grande, il cittadino fortissimo. Per tutt'e due questa è un'ora di gloria. Come l'attore vedeva nel suo uditorio un popolo e di là dal teatro l'Italia, noi vediamo nel suo simulacro l'apostolo e il soldato della libertà, e sopra la corona dell'artista, l'aureola del patriotta.
      L'Italia e l'arte furono i suoi affetti supremi, alla redenzione d'entrambe consacrò ogni sua forza; ma non di pari affetto le amò: risolutamente, in ogni evento, antepose la Madre alla Dea.
      Simbolo della doppia opera sua fu egli stesso quando in Roma assediata, confidente del Mazzini triumviro, recitò a beneficio dei feriti, mentre tuonava il cannone alle mura e nelle vie dintorno squillavano le trombe. Fra le ansie e i cimenti della guerra compiva un atto benefico, in pro della patria, col mezzo dell'arte: tale fu la sua vita. E così strettamente si congiunsero in lui l'ideale dell'artista e l'intento del cittadino, la potenza del genio e la fortezza dell'animo, che non può nessuno, senza offender la ragione e la giustizia, scindere virtù da virtù nell'ammirazione che gli tributa.


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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano
1911 pagine 248

   





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