Ma già questo poeta voi lo indovinate anche nelle poesie di battaglia, dove a ogni tratto spunta un fiore, brilla una goccia di pianto, suona una nota di mestizia soavissima. Vi ricordate quando dice al Manzoni morto: - "dormi, o vecchio, e sopra la tua zolla ti conforti i placidi sonni la rosa che ti donò Garibaldi"? - e quando dice a Adelaide Cairoli, rammentandole il giorno che pregava alla tomba del suo primo figliuolo caduto: - "Ma allora, dopo la preghiera, ti rialzavi più forte, perchè ti rimanevano, ti baciavano ancora in viso quattro figli; e t'era così dolce il cercare su quei quattro volti il sorriso del tuo morto!" - E quando al poeta che impreca, infuriando, al cadavere della donna amata che lo fece soffrire, dice quella dolce e sapiente parola: - "Ah no, non insultarla! Ah non nelle maledizioni e nello scherno troverai il refrigerio che vai cercando, povero poeta! Tu non sarai guarito se non il giorno che perdonerai!"
E vorrei proseguire: vorrei imitar l'esempio di Emilio Augier, che all'Accademia francese, dovendo tesser l'elogio d'un poeta illustre, disse: - Quale omaggio migliore gli si può rendere che quello di recitare i suoi versi? e conchiuse: - Non aggiungiamo nulla: portiamo con noi intera la nostra commozione, e che il poeta tramonti nella sua gloria. - Ma recitar quei versi che furono la più schietta e calda espressione dell'anima sua, e darmi così l'illusione di riudir quella voce che non udrò mai più, non potrei: la commozione me li soffocherebbe nel cuore.
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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano 1911
pagine 248 |
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