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      Chi potrebbe oggi esaminare, ponderare, discutere, mentre le creature della sua mente ci si affollano intorno velate di nero come la sua immagine, a cui fanno un corteo dolente e glorioso, come figli intorno al simulacro funerario del padre? Altro non possiamo fare che rammentarle e salutarle. E sfolgorante Raul che, levando la spada in cospetto al cadavere di Maria, grida al duca d'Alba: "Troppo tardi. Oggi saremo in molti ai funerali. A me, pezzenti!" - Č tragico il vecchio padre traditore del suo sangue che svela al figliuolo adorato la propria infamia, mentre suonano i rintocchi della campana che lo chiamano a combattere, con quelle semplici e terribili parole: - "Ferma! Io son Guido!" - Č bello e generoso il giovine Scandiano che al duca di Mantova, ebbro di piacere e d'orgoglio, narra tra gli splendori della festa la fame e la disperazione del popolo di Mantova. Č splendido il vecchio re di Messenia che, ritto sulle rupi, strappa la bandiera tirannica di Sparta e chiama alla rivolta il suo popolo col superbo grido: - "dove passa Aristomene, Sparta non ha bandiera!" - E pietoso e venerando č il vecchio Menecle che riprende dalle pareti lo scudo e la spada antica per chiedere alla morte per la patria l'oblio della dolce illusione perduta. E pių alto di tatti, come una statua d'oro e di bronzo, segnata di mille colpė, ma salda e trionfante ancora sul suo piedistallo di marmo pario, ci sorge davanti il greco gigantesco e multiforme, che riunė in sč Cesare e Coriolano, Sardanapalo ed Antonio, - "tutte le faccie del poličdro umano" - e mentre passano dietro di lui, come visioni, i giardini e le piazze, le sale d'Atene, la spiaggia di Sicilia, il lido di Sparta, le acque dell'Ellesponto, le montagne di Frigia, e quella fuga maravigliosa d'assemblee, di eserciti, di campi di battaglia, di feste trionfali e di solitudini, che pare il giro di un mondo intorno ad un uomo, - noi non salutiamo in lui l'Alcibiade antico, vincitor di Bisanzio e di Calcedonia, ma la creazione pių grande, pių fortunata, pių cara del poeta perduto; la salutiamo con la certezza che, quando pure dovessero le altre andar travolte dal tempo, quella resterā, splendida e palpitante di vita immortale.


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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano
1911 pagine 248

   





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