L'oratore nato, sussidiato dall'artista letterario, si rivelava nell'architettura ardita e grandiosa del periodo, sorreggente una grande quantità di idee accessorie, aggruppate armonicamente intorno all'idea principale, intarsiato di parentesi e d'incisi che, senza fare ingombro, illuminavano il concetto come di tanti raggi successivi, e condotto vittoriosamente, fra ogni sorta di pericoli, ad una frase geniale che superava tutte le altre in efficacia, e che nello stesso tempo giungeva inaspettata e pareva necessaria.
Maraviglioso era veramente come un uomo di natura così impetuosa sapesse, quando occorreva, trovar le parole gravi, misurate, guardinghe che facevan passare senza contrasti le idee più audaci, quasi rispettate per la dignità dell'abito; come qualche volta, nell'infuriare d'una tempesta, quasi per effetto d'una illuminazione improvvisa dell'intelletto e dell'animo, egli lanciasse, in luogo delle parole eccessive che tutti aspettavano, una così sincera e nobile invocazione alla concordia per l'interesse supremo della patria, che n'eran tutti gli animi disarmati e placati; come da quella bocca, donde erompevano tanti tuoni e tante fiamme, potesse sgorgare, al bisogno, un rivo d'eloquenza così mite e così serena. Vi ricordate di quel mirabile parallelo tra il generale della Lunigiana e il generale di Sicilia, che, fatto da tutt'altri, avrebbe scatenato un uragano? Vi ricordate della difesa ch'egli fece del "fiore baciato dalla sventura", quando dal banco dei ministri era lanciato un oltraggio a una giovinetta, mentre sul capo di suo padre, accusato politico, pendeva una condanna tremenda?
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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano 1911
pagine 248 |
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Lunigiana Sicilia
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