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      Ah! è una follìa, un errore, una vergogna! Ed è appunto questo pensiero che oggi ci aggiunge angoscia ad angoscia: è il dover riconoscere che ci troviamo ancora a questo segno di barbarie, è il dover confessare che, pure riconoscendo l'assurdità di quest'idea dell'onore che, in un tempo di vantata eguaglianza, si circoscrive in una sola classe sociale, non s'abbia ancora il coraggio civile di uscirne, e che la società culta, che pure la condanna nella sua coscienza, tolleri, incoraggi, accarezzi, con la cospirazione d'una legge ipocrita, il pregiudizio stolto, la tradizione dell'usanza stupida e feroce che la insanguina e la disonora.
     
      Era fors'anche suo pensiero che nelle lotte politiche avesse il duello questa giustificazione: che molte volte esso racqueta e riconcilia due avversari che si stimano; fra i quali, altrimenti, sarebbe impossibile o più difficile assai la riconciliazione. Questa e ogni altra ragione possiamo ammettere, per ispiegarci la sua condotta, fuorchè la mancanza di bontà d'animo, di cui dai nemici fu accusato. Ah! dell'accusa sorride - sorride amaramente chi sentì il suo abbraccio fraterno dopo una lunga separazione, e sa quante calde e devote amicizie egli ebbe anche fra i suoi più appassionati avversari, - chi si ricorda quanto fosse buono e amabile il sorriso su quel volto coperto di cicatrici, quand'egli espandeva l'animo con gli amici intimi, sorridenti alla volta loro di tante ingenuità giovanili del suo cuore e della sua parola, - chi si rammenta con quanta gentilezza, nelle famiglie che l'ospitavano, la sua mano gagliarda si posasse sul capo dei bambini e la sua bocca usata a soffiar la tempesta esortasse i giovinetti allo studio, all'amor del bene, al culto della verità e dell'ideale.


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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano
1911 pagine 248