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      Il color giallo impera, con tutte le sue sfumature, dal calcare cupo all'oro pallido, misto d'innumerevoli tinte verdognole e grigie, che perō si perdono in una tinta generale giallastra, un po' sbiadita, che dā alla cittā un certo aspetto tranquillo di decoro ufficiale. Qua e lā spicca la nota ribelle d'una casa azzurra, in qualche punto scoppia il grido acuto d'un edifizio rosso che fa un po' di scandalo in quel silenzio di colori modesti; ma subito dopo si ristabilisce la disciplina in due lunghe file di case della solita tinta, un po' imbroncite, che han l'aria di disapprovare quelle pazzie. Percorse le prime strade, si comincia a notare qualche corrispondenza tra la forma della cittā e il carattere della popolazione. C'č espressa una certa ostinazione in quella uniformitā, c'č un'idea di schiettezza in quello sdegno d'ogni ostentazione, un certo indizio di procedere aperto in quell'ampiezza di spazi, un'immagine di forza in quella tarchiatura di edifizi, una perseveranza che va dritta allo scopo in quella rettitudine di linee. Passando per quelle vie si ricorda involontariamente la disciplina dell'antico esercito sardo, le antiche abitudini militari della cittadinanza, la rigidezza della burocrazia, l'onnipotenza dei regolamenti, lo stile duro dell'Alfieri, la semplicitā nuda di Silvio Pellico, la correttezza un po' pedantesca d'Alberto Nota, l'andamento cadenzato e simmetrico dei lunghi periodi oratorii di Angelo Brofferio, e la chiarezza ordinata degli articoli di don Margotti, di Giacomo Dina e del dottore Bottero.


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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano
1911 pagine 248

   





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