La città sonnecchia un poco tra via di Po e via San Lazzaro, dove grandi isolati di color cupo gettano come un'ombra di tristezza nelle vie larghe e solitarie, nelle quali non si sente strepito di lavoro, e la pedata di chi passa risuona sotto le vôlte dei portoni muti e nei cortili erbosi; ma si ravviva sui confini di Borgo Nuovo, dove per sei vie allegre e chiare, piene di popolo minuto, si vede il verde fitto del Corso del Re, e ringiovanisce all'estremità di tutte le strade che van da ponente a levante dove le colline del Po mettono un riflesso di serenità e di grazia campestre. E quanto più si va lontano dal centro, tanto più la città si fa varia e amena. Si trovano degli angoli ariosi, tranquilli e simpatici, che fanno pensare alla vita raccolta d'un buon capo-sezione giubilato, che vada ogni giorno a quell'ora a leggere il giornale al caffè vicino e a far la passeggiata igienica nel viale accanto, ed abbia la sua oretta fissa per la visita galante a una buona amica di quarant'anni; piccoli crocicchi puliti, d'aspetto giovanile, formati da alte case poderose, che dominano un vasto orizzonte, dentro alle quali par di vedere le camerette di tanti studenti di provincia, poveri, ma di buona razza piemontese, che martellino ostinatamente sui libri, menando una vita di sacrifizi, per prepararsi un avvenire onorato e lucroso; grandi case aperte ad angolo verso la strada con cinque ordini di terrazzini, che mostrano mille piccoli particolari intimi della vita torinese, dal servitore che innaffia i fiori della contessa al primo piano, su su, scendendo per la scala sociale via via che si sale per la scala della casa, fino all'impiegatuccio tirato che legge il giornale sotto i tetti e alla moglie dell'operaio che stende i suoi cenci fuori della soffitta.
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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano 1911
pagine 248 |
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San Lazzaro Borgo Nuovo Corso
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