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      Al levar del sole tutta la grande catena si tinge d'un colore di rosa leggerissimo, d'una grazia infinita, che impone quasi il silenzio all'ammirazione, come se la parola dovesse rompere l'incanto, e far svanire la visione. E durante il giorno lo spettacolo cangia ad ogni ora. A momenti si vedono appena dietro a un velo di nebbia, come una linea misteriosa, i contorni altissimi delle cime che paiono profili di nuvole enormi ed immobili. Poi la catena immensa passa, per tutte le sfumature pił fresche e pił pompose dell'azzurro, presentando tutta una tinta unita senz'ombre, che le dą l'apparenza d'una prodigiosa muraglia verticale e merlata che separi due mondi. Ora le montagne appariscono vicinissime, a traverso all'aria limpida, variate d'infiniti contrasti d'ombra e di luce, per cui si discernono nettamente tutte le creste, tutti i dorsi, tutte le gole, tutti gli scoscendimenti, i pił piccoli rilievi e le pił leggiere ondulazioni dei loro fianchi mostruosi, come si vedrebbero col telescopio; ora svaniscono quasi nel chiarore bianco del mezzogiorno, smisuratamente lontane, d'una tinta vaporosa che si confonde col cielo, e ingannano l'occhio che le cerca con profili fantastici d'altezza soprannaturale, che si dileguano quando si crede d'averli afferrati. Alle volte si mostrano qua e lą a larghi tratti, come inquadrate negli squarci delle nuvole dopo un rovescio d'acqua, nette e fresche sul cielo terso e profondo; altre volte cinte di immensi viali bianchi, coronate d'aureole candide, impennacchiate di nuvolette luminose, che danno un aspetto pił solenne, con quel sorriso di grazia passeggiera, alla maestą impassibile della loro grandezza.


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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano
1911 pagine 248