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      Ma lo spettacolo, sempre bellissimo, è maraviglioso verso sera, quando la luce calda del tramonto retrocede di altura in altura, e tutte quelle vette superbe si disegnano a contorni bruni sul cielo purpureo, come le guglie d'una città favolosa sullo splendore d'un incendio, e quando tutto il grande cerchio delle montagne essendo già immerso nell'ombra, il monte Rosa solitario brilla ancora della sua bella luce rosata, come se vi battesse il raggio d'un altro sole, e le sue cime gloriose fossero privilegiate d'un'aurora eterna.
      Il forestiero deve cogliere quel momento, quando è tutto compreso della bellezza formidabile delle Alpi, e di quel sentimento affettuoso e triste che si prova alla vista dei confini della patria, per andare a cercare il più piacevole degli effetti di contrasto di cui si possa godere a Torino. Deve salire in una carrozza, e farsi condurre rapidamente, per la via più dritta, sulla riva sinistra del Po. Là era il poema, qui è l'idillio, davanti al quale il pensiero, che già vagava di là delle Alpi, ritorna tutto in Italia. È un paesaggio tutto verde, pieno di grazia, e un po' teatrale, tanto ogni sua parte è in vista, si mostra, si porge quasi allo sguardo, e par che tradisca l'intenzione d'un artista, più che l'opera della natura. Le colline schierate sulla sponda opposta s'avanzano sul fiume, si ritraggono, si dispongono ad anfiteatro, si risospingono innanzi, s'innalzano le une sulle altre a curve leggiere e gentili, che si fanno accompagnare con uno sguardo carezzevole e con un atto di consenso del capo; e sono coperte di vigneti, ombreggiate di boschetti di pini, sparse di case e di ville, non tante fitte da toglier loro la grazia della solitudine campestre, simili qua e là nella vegetazione e nelle forme a certi tratti delle colline del Bosforo e del Reno.


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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano
1911 pagine 248

   





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