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      Compiscono il quadro i vecchi ufficiali giubilati che leggono la gazzetta all'ombra dei platani, e le lunghe processioni di "figlie di militari", vestite di nero e d'azzurro, che passano sui viali, in doppia fila, per ordine di statura. Tutto quel quartiere di Torino piglia colore dall'esercito. Sotto i portici ci son le piccole trattorie che tengon pensione, affollate d'ufficiali verso l'imbrunire, camere mobiliate e libere ai mezzanini, gran quadri di fotografi, pieni di militari puliti e lustri, voltati tutti di prospetto, piccoli banchi di merciaiuoli, dove il soldato va a comprare lo specchietto, la pipa, il foglio di carta da lettera e la matassina di filo, e pilastri tappezzati di giornali popolari illustrati, per chi vuole ingannare il tempo nel corpo di guardia e nella stanza di picchetto. La popolazione ha pure il suo carattere speciale. La gente di bottega conosce i segnali delle trombe e gli orari, le erbivendole parlano di "traslocazioni di corpi" e di "campi d'istruzione", e i monelli fischiano le arie della ritirata. È una piccola Torino in armi, balda e allegra, nella quale s'incontra una sentinella a ogni passo, e si cammina, la notte, sotto la perpetua minaccia del "chi va là"; bella e pittoresca sopra tutto di notte; coi suoi lunghi muri silenziosi, coi suoi vasti cortili nascosti, quando la luna batte sui merli della grande caserma di Alfonso Lamarmora, e pende
     
      Comme un point sur un i
     
      sul carabiniere solitario, ritto davanti al suo casotto, sopra gli spalti deserti della Cittadella addormentata.


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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano
1911 pagine 248

   





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