- Stanchi d'una baldoria carnovalesca, annoiati degli altri e di noi, tristi, umiliati, noi ci siamo levati molte volte innanzi l'alba e slanciati con desiderio smanioso alla campagna, come l'assetato alla fonte; e correndo di colle in colle, di valle in valle, e bevendo a lunghi sorsi deliziosi l'aura pregna di vita, abbiamo sentito sparire tristezze e rimorsi, rinascere, con l'appetito vigoroso e la gaiezza campagnola, la forza e l'ardor del lavoro! Addio contadini cortesi, vecchierelle allegre e ragazzotte col "damo" negli occhi, che sedeste tante volte a tavola con noi, come vecchi amici; buona gente cordiale, che spalancavate gli occhi maravigliati, vedendoci cavar di tasca il portafoglio per notare le ingenue grazie del vostro celeste linguaggio; e addio voi pure, bambinelli scalzi, di cui ci chinavamo a raccogliere le parole come le note d'un canto sommesso; addio a tutti! Nessuno di noi vi ricorderà senza rimpiangervi! Dalle sponde del Tevere, rivolando col pensiero alle sponde del Po, ci soffermeremo sempre in riva all'Arno, per mandarvi un saluto, sempre!...
Qui l'amico si fermò, si turbò, e stette qualche minuto immobile, col capo basso, occupato da un pensiero triste. Poi alzò la fronte corrugando le ciglia, coll'aspetto di chi afferra il filo di una reminiscenza lontana, e riprese a bassa voce:
-....Piazza Castello pareva un mare di teste; c'era mezzo il popolo di Torino. Migliaia di voci cantavano l'inno di Goffredo Mameli. L'entusiasmo toccava il furore. Centomila visi erano rivolti alle finestre dove stavano i deputati della Toscana.
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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano 1911
pagine 248 |
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