La gente gridava loro cose, là sotto, che facevano venir freddo; tendeva le braccia come se essi avessero a gettarsi giù, e li volesse prendere. Si voleva vederli, e vederli ancora, e poi tornare a vederli. - Fuori! - si gridava con accento di preghiera; - vada qualcuno a pregare che si mostrino ancora una volta! Pregateli che ci parlino! Li vogliamo sentire ancora! - I loro nomi correvano di bocca in bocca; alcuni erano di famiglie antiche ed illustri, imparati già nelle storie, o intesi nelle scuole, nomi solenni, che si pronunziavano con riverenza; altri non saputi mai, ma pur cari per quel suono, per quell'impronta paesana che li faceva riconoscere alla prima. Si cercavano nella folla i pochi Toscani ch'eran venuti coi deputati, si correva intorno a loro con una curiosità infantile, si voleva sentire il loro accento decantato, si ripetevano le loro parole, si scambiavano i "lei" e i "chiel" con una dimestichezza che pareva antica.
Il nome di "Fiorenssa", come si diceva, questo nome al quale il popolo, benchè l'avesse sì poco familiare, era pure sempre usato ad unire l'immagine di qualcosa di gentile e di augusto, si ripeteva allora con amore; Firenze, già creduta tanto lontana, pareva che si fosse avvicinata ad un tratto, che fosse lì all'orizzonte, colle sue belle cupole e le sue belle torri; Dante! Michelangelo! Machiavelli! e gli altri grandi nomi rivenivano alla mente e sulle labbra, anche dei popolani, con un senso nuovo, quasi come nomi di gente viva, di cui que' deputati ci avessero portato un saluto o un ricordo.
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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano 1911
pagine 248 |
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Toscani Firenze Dante
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