Scendiamo.
Si scende di carrozza, si sale la gradinata: non finisce mai. Si guardano le colonne della facciata: ingigantiscono a ogni passo. V'arriviamo davanti: sono larghe come case. Guardiamo in su: sono alte come campanili. Ci voltiamo indietro: quanta strada s'è fatta! Le fontane, pur ora così grandi, son diventate piccine che non paiono più quelle. Un soldato vicino a noi esprime benissimo questo stesso effetto; guarda la facciata e dice: - "Gonfia".
Entriamo. Guardo.... - Amico, questa volta te lo dico sul serio: sono deluso.
- Aspetta. Vedi quella colomba in bassorilievo, di marmo bianco, qui nell'angolo?
- Vedo.
- A che altezza ti par che giunga della tua persona?
- Al collo.
- Vediamo.
Si va innanzi.... Diavolo, non ci siamo ancora? Pareva a due passi. Eccoci. Oh questa è curiosa! Stendo il braccio in alto, mi alzo sulle punte dei piedi, e non ci arrivo.
- Guarda le lettere di quell'iscrizione lassù; quanto ti paiono alte?
- Quattro palmi.
- Sono più alte di te. Guarda quelle finte colonne; come ti paiono larghe?
- Un braccio.
- Tre metri.
Comincio a capire. In mezzo alla chiesa si vede un gruppo di ragazzi intorno a una cosa che sembra una statua. Andiamo innanzi, innanzi, innanzi: oh cospetto! i ragazzi sono soldati d'artiglieria grandi e grossi come Ciclopi; la cosa è la statua di San Pietro; i soldati le baciano il piede; un pretino poco distante guarda e sorride con un'aria di stupore e di compiacenza; pare che dica: - Son cristiane queste bestie feroci! Meno male!
C'è una lunga fila di soldati in ginocchio intorno all'altar maggiore.
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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano 1911
pagine 248 |
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Ciclopi San Pietro
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