V'è una chiave di San Pietro che a prima giunta si piglia per un'ancora di bastimento. I soldati scorrazzano da tutte le parti, chiamandosi e salutandosi dalla piazza al tetto, dal tetto alla cupola, ed esprimendosi la maraviglia con quel ridere allegro e quelle esclamazioni scherzose: - Che bagattella! - E chi vuol andare di qua, chi di là; si tirano, si spingono, si aggruppano, si sparpagliano, correndo, ridendo e chiacchierando, come i ragazzi nel cortile di un collegio. - Bisogna farsi coraggio, - dice uno, - e salire, perchè se non si va in paradiso questa volta, non ci si va più. - Ma questa cupola par piccola, - ripeto al mio amico. E lui: - guarda in cima. - L'ultimo terrazzino sotto la palla è pieno di soldati; o come mai si vedono così piccoli se son così vicini?
Su, alla cupola. Sali e gira e rigira, ecco un uscio che dà sur una galleria; la galleria dà nell'interno della chiesa; mi affaccio; ma mi tiro subito indietro, preso dalla vertigine. - Guarda la sala del Concilio, laggiù in quella nave della chiesa, - mi dice il compagno. Guardo. - Ma come! là dentro stavano tutti quei vescovi? Ma se è grande come una scatola da tabacco! - Che cosa paiono gli uomini laggiù? Mi ricordo il detto del Guerrazzi: "quello che sono, insetti". Intorno a quell'altarino di mezzo ce n'è uno sciame: sembrano una macchia nera che si muova. Guardo dietro di me, nel muro, e m'accorgo che quelle testine d'angiolo a mosaico, ch'io vedeva di giù, starebbero bene sopra un paio di spalle di titano.
| |
Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano 1911
pagine 248 |
|
|
San Pietro Concilio Guerrazzi
|